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SOSPENSIONI
SUSPENSIONS
cellophane su plexiglas cellophane on plexiglas


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Sospensioni blu - cellophane su plexiglas - cm 100x100 - 50x50 - 20x20
Blue suspensions - cellophane on plexiglas - cm 100x100 - 50x50 - 20x20


Sospensioni blu - cellophane su plexiglas - cm 100x100 - 50x50 - 20x20
Blue suspensions - cellophane on plexiglas - cm 100x100 - 50x50 - 20x20


Sospensioni blu - cellophane su plexiglas - cm 50x50 - 20x20
Blue suspensions - cellophane on plexiglas - cm 50x50 - 20x20


Sospensioni blu - cellophane su plexiglas - cm 150x150
Blue suspensions - cellophane on plexiglas - cm 150x150



Epoché
una cena in studio con Roberto Cresti e Alessandro Sibilia

Roberto Cresti - mi verrebbe da parlare di una forma di poesia lirica. Sembra che si alterino certi principi di simmetria presenti in lavori precedenti, con allungamenti in bozzoli, crisalidi dalle forme più improbabili ed effimere, quindi anche una registrazione di eventi sottili, attraverso dissolvenze e addensamenti a partire dal vuoto, da un’idea di spazio aperto, fluttuante. A lavorarci di pure analogie potresti pensare anche ad un mondo marino, a meduse, figure che assumono una valenza anche in relazione allo spazio che hanno intorno. C’è una sovversione degli aspetti di alto e di basso, si perdono i punti di orientamento, e nelle immagini più allungate vi è forte il senso della forma instabile, della perdita del centro, con un valore ipnotico. Io direi una libertà di incominciare da idee più che non da forme, con tutto quello che ne può venire in termini di eventualità e di libertà di espressione. Mi vengono in mente dei versi di Ungaretti: “Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade... sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare”. Penso all’idea delle volute di fumo di un focolare che si spegne.

Alessandro Sibilia - si, le volute di fumo sia come tema tradizionale che come nuove forme della rappresentazione. La distinzione tra mondo delle forme e delle idee, quindi non più forme di rappresentazione del reale quanto piuttosto l’espressione di un carattere interiore, di uno stato d’animo, di momenti passeggeri ed emozioni. Sono immagini che non danno riferimenti, ma sono impaginate e strutturate in maniera esatta e definita. Alla fine è come se fosse proposto un sistema di nuove coordinate spazio-temporali. Certo da questo spunto si può sottolineare il passaggio verso un coinvolgimento dello spazio; quasi come se i lavori si alleggerissero al punto da staccarsi dalle pareti per affrontare la terza dimensione, il coinvolgimento dell’ambiente e lo spazio dello spettatore.

Roberto Cresti - tu come ci sei arrivato?

Matteo Soltanto - l’osservazione della realtà mi ha spinto ad andare oltre il suo ingrandimento, su - o giù - fino alla scarnificazione dell’oggetto, della forma osservata, raggiungendo di questo passo le sue informazioni chimiche, il suo DNA, arrotolato, ventoso, sfuggevole e mutante, ed è proprio la mutazione che cerco di individuare, il momento che sta passando ed il risultato del suo passaggio. Mi capita di avvicinare i lavori, come fossero fotogrammi in serie di una stessa azione, di uno stesso processo, stravolgendone poi l’ordine e facendo assumere alla sequenza un carattere diverso, e di qui, ipoteticamente, all’infinito. Ho la sensazione che queste sospensioni si muovano come in una successione di eventi che si manifestano prescindendo da tutto e da tutti, quasi autonomamente, in silenzio, con lentezza. Il mio sguardo si è forse imbattuto nelle strutture originarie, in un "fumo fluido", primordiale, dando vita ad una immagine che sembra appartenermi profondamente ma anche essermi contemporaneamente antenata e postera.

Roberto Cresti - forse allora si potrebbe sottolineare un altro dato, facendo riferimento al metodo della Fenomenologia di Husserl, che è la messa tra parentesi, la sospensione fenomenologica, l’epoché, letteralmente la sospensione del giudizio: ho il mondo davanti, in qualsiasi forma, ma non lo acquisisco categorialmente, attraverso una logica rappresentativa, che inquadra, dimensiona. L’oggetto, l’idea, un valore è in un certo qualmodo lasciato libero. Detta come la diceva Husserl, “la sospendo tra essere e non essere”, cioè l’acquisisco come quel fenomeno puro che non cade né nella contiguità dello spazio né nella successione del tempo. Lascio ogni cosa libera di determinarsi di fronte ai sensi senza un senso preliminare, quindi mi dispongo di fronte a tutto quello che avviene con il massimo di possibilità e di libertà, per cui le cose comunicano con la mia percezione in modo diretto e pertanto non già determinato da un senso. Quindi la “sospensione del giudizio” è anche il tentativo di non interferire in maniera troppo forte nei confronti del fenomeno e di lasciarlo libero di stupirmi e manifestarsi come qualcosa che ha una sua vita ed un suo destino che prescinde completamente da me. La libertà di determinare una forma senza inquadrarla secondo coordinate oggettive. Del resto è la pura oggettività, nel momento in cui una cosa non la conosco.

   
Epoché
a supper in the studio with Roberto Cresti and Alessandro Sibilia

Roberto Cresti - Perhaps I might even mention a form of lyrical poetry. And it seems to me that certain principles of symmetry present in previous works have altered into pod like lengthenings, chrysalises of improbable and ephemeral shapes, and therefore also a recording of subtle events. Here one is dealing with the question of the fading of densities arising from emptiness, from an idea of open space, something fluctuating. Delving into the matter by analogy, I might suggest something from the marine world, the jelly fish, creatures whose configuration is determined by surrounding space. However here one does detect a subversion of the ideas of high and low, the orientation points are acceptable and in the elongated images there is an overriding sense of unstable form, a loss of centre, a hypnotic alteration between fading and gathering. I would say the liberty of starting out from ideas rather than forms, with everything that can follow in terms of chance creation and free expression. Some verses by Ungaretti spring to mind: “Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade…sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare” “I don’t feel / like diving / into a ball / of streets… I remain / with the four / cartwheels / of smoke / in the fireplace”, which encapsulate the idea of extinguishing smoke swirls in a fireplace.

Alessandro Sibilia - yes, the smoke spirals either as a traditional theme or as new forms of representation. The distinction between the world of forms and ideas, therefore we’re no longer talking about forms of representation of reality as much as we are about the expression of an interior quality, of a state of being, of fleeting moments, and human emotions. These are images that offer no explicit references, yet their layout and structure is exact and definite. Ultimately it is as though one is witnessing the proposal of a new system of space time coordinates. Certainly from this stating point one could even enphasise the transition towards an incursion into space, almost as if the progressive lightening of these forms gradually led to their separation from the wall, and thus to an adjustment to the third dimension of the surrounding environment and the spatial dimension of the spectator.

Roberto Cresti: How did you get there?

Matteo Soltanto - My observation of reality pushed me to go beyond mere enlargement, up or down, towards the stripping down of the object or form, reaching with this step the chemical data, if you like, its DNA, entwined, windy, fleeting and mutable, and I am currently trying to identify the instances of change, transition in the present moment, and the results of transition. Often when I finish works of similar design, I then put them along side one another as if they were the consecutive photograms of a single action, of a single process, in other words. At times the series can be distorted in an experimental way, allowing the succeeding pieces to assume a different character, and from this point onwards, endlessly so, at least hypothetically. I feel that these suspensions float ahead like a series of events, an evolution which, almost entirely removed from everyone and everything else, is slowly and silently revealing itself. And thus my gaze has fallen upon certain primary structures, found in primordial “smoke fluid”, giving life to an image that seems to be not only a part of my personal make up, but also something that has preceded me, something that will also out live me.

Roberto Cresti - Perhaps another fact might also be emphasised, by referring to the phenomenological method of Husserl, that is an opening of a parenthesis, the phenomenological suspension, “l’epoche'”, literally the suspension of judgement: I have the world before me, in whatever form, but I do not apprehend it categorically through representative logic which arranges and measures. The object, the idea, a value left in some way “undisturbed”. Said as Husserl said it, “I suspend it between being and non being.” In other words I apprehend it as that pure phenomenon which falls neither in the contiguity of space nor in the succession of time: I leave every thing free to establish itself before the senses without any preliminary understanding, therefore I place myself before everything that happens with the utmost of opportunity and freedom, through which things communicate directly with my perception and not however determined by a meaning. Therefore the suspension of judgement is also the attempt of not interfering too heavily with a phenomenon, allowing it the freedom to amaze me and reveal itself as something that has its own life and destiny entirely irrespective of my own. The freedom to determine a form without isolating it according to objective coordinates. After all pure objectivity arises in the moment in which I encounter something for the first time.


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